Se sei un attore italiano hai diritto a doppiarti nella tua lingua. Il fatto che sia un diritto e che non ti possa essere tolto (ci devi rinunciare), lo devi anche a Gian Maria Volonté.
Fu il primo a battersi per il cosiddetto voce – volto: all’epoca gli attori venivano doppiati in sala di registrazione, perdendo così una parte importantissima – la voce appunto – della fase interpretativa. Nessuno aveva mai osato mettere in discussione questa granitica regola del cinema italiano, anche perché erano i produttori a volerlo – per ragioni economiche – e non era il caso di fare la guerra a chi poteva determinare le sorti di una carriera. Un dogma, il voce-volto, per tutti ma non per Gian Maria Volontè, secondo cui il ruolo dell’attore doveva completarsi a 360°.
“Voce-Volto di Gian Maria Volonté” è la battaglia che l’artista intraprese affinché gli attori non venissero doppiati e quindi non si sentissero più meri elementi di un grande ingranaggio, ma valorizzati nella loro interezza.
Scrive Felice Laudadio, in Gian Maria Volonté Un volto, una voce e le mille maschere dell’attore: Nel ‘78-79, fra le altre cose, aveva dato vita dalle colonne dell’Unità ad una durissima lotta, anche sul piano giudiziario, sul tema “voce-volto” contro i produttori che utilizzavano sedicenti attori italiani che dovevano poi obbligatoriamente essere doppiati da attori veri per essere credibili: la produzione di film ebbe una subitanea battuta d’arresto, la reazione dei produttori fu violentissima e Volonté finì in testa alla lista nera che impedì per anni a lui e ai suoi compagni di lotta di poter fare cinema in Italia.
Le battaglie degli anni successivi ebbero nuovi ordini del giorno e la Società Attori Italiani avviò nel 1979 la propria trasformazione in Sindacato. In quegli anni si producono film e sceneggiati TV con prevalenza di attori americani. Gli attori italiani, utilizzati in ruoli secondari, sono costretti a recitare in inglese o a farfugliare sequenze di numeri che al doppiaggio verranno sostituiti dalle battute. Ancora una volta agli attori non resta che ribellarsi. Pino Caruso, segretario del SAI, dovrà fronteggiare le Major sulla questione del “voce-volto”, della recitazione in “presa diretta”, dei finanziamenti pubblici concessi a produzioni scopertamente straniere. La battaglia è durissima ma il Sindacato porta a casa qualche buon risultato. Nel frattempo il cinema approfondisce la propria crisi produttiva e di idee. Il teatro sopravvive in trincea. La nascita delle TV commerciali costituisce una svolta (Tratto da casa dei teatri Italia ’60: attori sulle barricate! gli anni delle lotte per la dignità del lavoro artistico immagini, documenti, incontri).
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