Tutela dei digital media
Autorità pubblica e Autodisciplina.
Tutela dei digital media e l’ Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (organo privatistico istituito nel 1966). Lo IAP è un’associazione riconosciuta che opera affinché la comunicazione commerciale sia onesta, veritiera e corretta” a tutela del pubblico dei consumatori e delle imprese. Si tratta di un sistema di auto-regolamentazione dell’intero settore pubblicitario – imprese che investono, agenzie che la creano e mezzi che la diffondono – che si impegna a rispettare le norme contenute nel Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale. Il codice di autodisciplina della comunicazione commerciale adottato dall’istituto e dal sistema di giustizia interno, rappresenta una tutela per il consumatore grazie all’attività del Giurì che verifica il rispetto delle regole in esso contenute.
Il Codice di autoregolamentazione.
Le decisioni prese dal giurì sono inappellabili e sono giuridicamente vincolanti per gli operatori. Possono essere impugnate davanti al giudice ma la Cassazione ha più volte affermato che il giudice può annullare la decisione dello IAP solo se questa è in contrasto con la legge dello Stato. Diversamente il giudice non può entrare nel merito della decisione del Giurì che dunque è vincolante. L’attività dello IAP è sempre caratterizzata da una sinergia e collaborazione con l’AGCOM. Anche le fonti comunitarie incoraggiano a co-regolamentare la materia delle comunicazioni commerciali.
Tutela dei digital media e il Fenomeno “Internet”.
Il fenomeno “internet” deve essere considerato a livello europeo. Riguardo al fenomeno delle fake news, è interesse delle stesse piattaforme on line quello di creare una “credibilità dell’economia digitale” per garantirne ulteriori sviluppi.
3 sono le direzioni in cui muoversi per affrontare il tema internet:
- la creazione di un unico linguaggio nella Comunità Europea sulle politiche digitali;
- un accordo UE/USA sui diritti e sulla libertà di espressione;
- nuovi fonti del diritto e nuovi strumenti di tutela.
Il ruolo dell’Autorità.
Con l’incremento esponenziale delle pubblicità sui digital media si sono venute a creare nuove forme di comunicazione pubblicitaria:
- endorsment; pubblicità native;
- pubblicità sui social network;
- messaggi pubblicitari nelle app;
- advergame (pubblicità nei videogochi).
Questi fenomeni richiedono nuove esigenze di tutela del consumatore, consistenti nel capire, principalmente:
- come individuare/riconoscere la pubblicità nell’ambiente digitale;
- come introdurre limiti;
- come individuare e declinare i contenuti vietati.
Il quadro normativo risulta obsoleto.
La proposta di direttiva interviene, modificandola, sulla Direttiva 2010/13/UE (Direttiva sui servizi di media audiovisivi – “Direttiva SMA”). Alla base dell’intervento, vi è l’emersione di nuovi attori nel settore dei media audiovisivi quali le piattaforme per la condivisione di video online (cd. video sharing), che consentono agli utenti di guardare e condividere video creati dagli stessi su internet. Accanto a questi nuovi attori, la Commissione nota come anche fra gli operatori che svolgono attività editoriale si stiano affermando nuovi modelli di business, con il video-on-demand (VOD) che si sta affiancando alla tradizionale offerta televisiva lineare. I lavori della nuova direttiva SMA partono dal presupposto che il panorama dei media audiovisivi stia cambiando. La normativa nazionale, invece, continua a porre restrizioni soprattutto con riguardo ai media tradizionali (ad esempio la finanziaria del 2016, ha posto delle restrizioni in materia di pubblicità per il gioco, solo ai media tradizionali).
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