Alla scoperta della figura del Manager Musicale e un suo esempio non troppo edificante.
Manager musicale cosa fa
Se penso a quanto è importante leggere bene gli accordi e sapere quello che si sta per firmare in un campo regolato dai contratti, com’è quello del diritto d’autore, mi viene subito in mente la storia di Allen Klein.
Manager cantanti: l’importanza di essere un autore consapevole
Se stai cercando un manager discografico devi stare molto attento a chi scegli. Il manager dei cantanti è un agente musicale che il piĂą delle volte possiede scarse conoscenze musicali, ma conosce molto bene l’industria musicale. DovrĂ quindi rivestire un ruolo di mediatore tra l’artista e le etichette discografiche; dovrĂ aiutare il suo rappresentato a trovare i locali dove suonare; dovrĂ essere in grado di gestire le finanze; supportare l’artista durante i concerti. SarĂ anche responsabile del merchandising e del diritto di immagine dell’autore; studierĂ per e con l’artista un piano marketing, la campagna pubblicitaria, l’abbigliamento.
Manager musica: Allen Klein
Allen Klein nasce a Newark, nel New Jersey, figlio di immigrati ebrei ungheresi provenienti da Budapest. Suo padre faceva il macellaio e la madre morì prima del compimento del suo primo anno d’età . Da ragazzo, svolse diversi lavori frequentando anche le scuole serali. Nel 1956 si diplomò all’Upsala College di East Orange, New Jersey. Nel 1957 iniziò la sua carriera nel mondo degli affari, mettendosi in società con la moglie Betty. Scelse di dedicarsi al music business, e nell’industria del settore cominciò ben presto a godere fama di persona volitiva e risoluta, che non lesinava il ricorso ad un linguaggio verbale anche violento, al limite dell’intimidazione, nell’atto di perseguire i suoi scopi.
Manager musicali: Allen Klein. v. Beatles
Allen Klein è il manager più infame degli anni del rock, uno dei personaggi più discussi della storia della musica degli anni ’70. Ha curato gli affari dei Rolling Stones e dei Beatles negli anni Sessanta e primi anni Settanta ed è stato il protagonista di una tra le peggiori battaglie legali di diritto d’autore. Klein è diventato ricco contribuendo tra l’altro allo scioglimento del gruppo di Liverpool. Ebbe infatti un ruolo centrale nel contenzioso che nel 1969 portò alla chiusura dell’epopea dei «Fab Four». Ruppe ogni rapporto con Paul McCartney, mentre con George Harrison si riavvicinò solo in occasione del celebre Concerto per il Bangladesh del 1971. Rimase sempre in buoni rapporti sia con John Lennon, sia con Yoko Ono.
Ci serve uno squalo che tenga lontani tutti gli altri
pare avessero detto i due chiedendogli di firmare il contratto. Negli Anni ’60 Klein fu anche uno dei manager dei Rolling Stones.
Il suo ruolo come manager musicale? Nemico delle case discografiche e, nello stesso tempo, intermediario
Non parlatemi di etica. Ognuno cura i propri interessi. Come in guerra, nel momento in cui scegli da che parte stare sai anche da chi devi guardarti
Klein fondò una sua compagnia, la Abkco Music, una delle maggiori etichette indipendenti in un mondo controllato dalle multinazionali.
La società è ancora nelle mani dei suoi tre figli che continuano a gestire un patrimonio che comprende incisioni dei Rolling Stones, degli Animals, di Herman’s Hermits, di Bobby Womack, dei Kinks, di Chubby Checker e Bobby Rydell, oltre ai diritti di duemila brani firmati tra gli altri da Mick Jagger e Keith Richards (“I Can’t Get No Satisfaction” e “Jumpin’ Jack Flash”).
Manager per cantanti: Allen Klein v. Rolling Stones
Nel 1965, Klein divenne il manager dei Rolling Stones prendendo il testimone da Andrew Loog Oldham, che rimase in qualità di produttore del gruppo fino alla fine del 1967. Nel 1970 gli Stones decisero di licenziare Klein e di curare da soli il proprio management. Tuttavia, Klein si era già assicurato con successo la proprietà dei diritti di tutte le canzoni dei Rolling Stones precedenti al 1971, quando ancora erano sotto contratto con la Decca Records. Per far questo Klein aveva messo in piedi una compagnia fittizia negli Stati Uniti chiamata “Nanker Phelge USA” convincendo la band a concedere i diritti sul materiale alla suddetta società per motivi fiscali. La vicenda raccontata da Keith Richards. Nella sua biografia Life, Keith Richards descrive la vicenda. I membri della band furono tratti in inganno dal fatto che, avendo già ognuno di loro una quota nella società inglese “Nanker Phelge Music”, la “Nanker Phelge USA” fosse la medesima società di cui erano soci, ma in versione statunitense.
Così invece non era.
Il manager musicale Allen Klein e la storia con i Rolling Stones
La Nanker Phelge USA era sotto l’assoluto controllo di Klein. A causa di questo “inganno” contrattuale il gruppo intentò a Klein una battaglia legale durata ben diciassette anni. Al termine della battaglia fu raggiunto un accordo secondo il quale Klein (ora deceduto) era legittimo detentore di tutti i diritti d’autore e di pubblicazione delle canzoni dei Rolling Stones fino al 1971.
Keith Richards in seguito descrisse l’episodio come
il prezzo da pagare per l’inesperienza dimostrata
La casa editrice ABKCO Records di Klein pubblicò anche una raccolta semi-bootleg degli Stones, Metamorphosis, mai autorizzata dai membri della band, ma comunque tuttora in catalogo. Negli anni successivi Klein sfruttò al massimo il catalogo degli Stones pre-1971 immettendo sul mercato un profluvio di raccolte e compilation varie, come Hot Rocks 1964-1971, More Hot Rocks (Big Hits & Fazed Cookies), Singles Collection: The London Years, Singles 1963–1965, Singles 1965–1967, Singles 1968–1971, ecc…
Allen Klein, oltre ad essere un esempio di manager musicale che cura i suoi interessi piuttosto che quelli del suo cliente, dovrebbe essere un esempio per gli autori che, contenti di aver ricevuto un ingaggio o di aver trovato una produzione, non leggono gli accordi che vengono loro proposti. Una regola che ho imparato molto prima di studiare legge è: prima di firmare un contratto dovresti leggere e solo dopo firmare. Oggi, dopo anni di professione, ti dico che non basta leggere ma bisogna anche capire fino in fondo quello che si firma.
Cliccando sul titolo potrai leggere le slide di un mio intervento sul tema dal titolo “L’Autore consapevole: la storia di Allen Klein, il manager più infame degli anni del rock.”
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