Giò Ponti è stato un designer italiano fra i più importanti del dopoguerra. Eclissi è uno dei suoi disegni, apparso nel marzo 1957 sulla copertina della rivista Domus.
Il Tribunale di Milano ha deciso di condannare Coin per l’indebito utilizzo del disegno Eclissi di Giò Ponti, usato per una tovaglia denominata Twill. In via cautelare e urgente, il Tribunale di Milano ha inibito a Coin di continuare a produrre e vendere la tovaglia.
Sino a qui nulla di particolarmente significativo. Il vero risultato è che il Tribunale ha ritenuto valido il diritto d’autore sul disegno, classificato non come oggetto di design, ma come opera figurativa.
Il presidente della sezione specializzata del Tribunale di Milano, accogliendo di fatto il ricorso degli eredi Ponti che lamentavano la pedissequa riproduzione, nella tovaglia venduta da Coin, del disegno del 1957, ha argomentato nel disegno ‘Eclissi’ i presupposti “propri di un’opera figurativa” alla quale “non può non essere attribuita la tutela propria del diritto d’autore.”
Il disegno “citato più volte in libri e pubblicazioni e mostre tra il 1968 e il 2018” e “ripreso anche per gli esterni della villa Planchart di Caracas, di fatto una summa dell’opera pontiana” è da ritenersi “del tutto apprezzabile e rilevante in sé a prescindere da eventuali successive utilizzazioni seriali.”
Solo in seguito l’opera è stata anche utilizzata in decori di tessuti, tappeti, piastrelle”, ma comunque “è nata come opera figurativa, cui si è poi associato l’ulteriore pregio di adattarsi anche a produzioni di tipo architettonico e industriale”.
Non è la prima volta che gli eredi di Giò Ponti ottengono un riconoscimento dal Tribunale sulle opere del designer. Nel 2017 hanno promosso una causa contro la Cassina S.p.A.. Quella volta l’oggetto del contendere era un modello di poltrona disegnato da Giò Ponti negli anni cinquanta.
Il Tribunale di Milano, nell’ordinanza del 09/05/2017, ha affermato che la poltrona “811” è un oggetto di design industriale protetto dal diritto d’autore. Ciò sulla base delle seguenti circostanze: (i) il progetto in questione era stato sistematicamente incluso nell’archivio delle opere di Gio Ponti; (ii) il prezzo raggiunto nelle aste d’arte era alquanto elevato; e (iii) persino il catalogo di Cassina pubblicizzava la poltrona “811” come “uno storico e originale modello del 1950“, così riconoscendo implicitamente i presupposti per la tutela di diritto d’autore del disegno industriale oggetto di causa.
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