Doppelgänger direbbero i filologi per identificare un alter ego, un sosia di noi stessi spesso malvagio, un clone che la letteratura si è divertita a immaginare, come nella storia di Jekyll e Hyde. La società oggi ci costringe a un doppio, forse a più di uno. Siamo costretti a creare di continuo profili, avatar digitali che popolano mondi virtuali: piattaforme web, canali, social network.
Incontriamo Federico Clapis nel tardo pomeriggio di un uggioso Venerdi, non di persona ma ovviamente grazie a internet. Per chi non lo conoscesse, Federico è un artista contemporaneo con un rapporto molto particolare con la tecnologia e il web.
Gli chiediamo subito di descriverci la sua arte.
La prima serie di Federico, diventata famosa online, sono gli actor on canvas (serie del 2015). Si tratta di scansioni 3D laser del corpo di Federico che interpreta condizioni umane, pose, stati emotivi.
Dunque un doppio, non sappiamo se malvagio o meno. Con le scansioni laser del suo corpo, Federico ha iniziato a usare la tecnologia per sviluppare il suo lavoro di artista. Il rapporto con l’arte si è evoluto anche al di fuori della tecnologia e si è sviluppato nel modeling tridimensionale e nelle sculture che raccontano il rapporto tra uomo e la tecnica.
La tecnologia e l’immagine in prima persona di Federico sono molto importanti nel suo lavoro e parti fondamentali del suo processo creativo. Per questo gli chiediamo che cosa è per lui la tecnologia .
Io amo la tecnologia e non vedo l’ora di vedere la nuova era, che non è più quella dello stravolgimento tecnologico che ha già creato un gap sia relazione che industriale, ma quello della biotecnologia e della sua evoluzione.
Finiamo così a parlare del diritto di immagine. Federico incalza: sino a quanto dura la nostra immagine? L’immagine bidimensionale della fotografia e quella invece che si traduce in scultura hanno la stessa tutela, sono uguali? Dell’ottimo materiale per le nostre ricerche giuridiche.
Riguardo la genetica ad esempio, qual’è il confine tra l’originale e la copia? Le domande mettono in crisi allo stesso modo di certi interventi di face morphing che girano su YouTube come i deep fake, impressionanti sovrapposizioni digitali di volti per cui diventa difficile distinguere il vero dal falso.
Continuiamo l’intervista parlando del libro di Federico dal titolo Pattern, all’interno del quale Federico ha inserito quello che lui chiama alfabeto relazionale. Le lettere dell’alfabeto sono elaborate partendo da oggetti comuni, ganci da ferramenta nello specifico, che Federico ha dotato di un nuovo significato. Ci fa notare lui stesso che la tutela del singolo gancino non è sicuramente legata al suo uso come lettera di un alfabeto. Stavolta siamo più pronti alla risposta, la decontestualizzazione degli oggetti è un sintomo tipico dei creativi ed è comunque lecito perchè si tratta di arte. Nessuna violazione per fortuna, il paziente è a posto.
Terminiamo l’intervista con una domanda complessa: quale è il ruolo di Federico come artista?
Prima di tutto sento il ruolo dell’arte nella mia vita che è indispensabile per buttare fuori una serie di cose nel modo più concreto, sintetico e potente
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