Vediamo cosa si intende per diritto all’oblio e come può essere esercitato in vari contesti.
Diritto all’oblio cos’è: un esempio
Se quando qualcuno ricerca il tuo nome online e dalla ricerca escono dei risultati che, secondo te, non sono veri o sono lesivi della tua persona, puoi chiedere a Google di non farli comparire o di deindicizzarli secondo il tuo diritto all’oblio.
Attenzione perché deindicizzare non vuol dire solo rimuovere il contenuto ma significa impedire che venga trovato dai motori di ricerca. Google ha l’obbligo di rimuovere i contenuti di una ricerca in tutto il mondo o solo in Europa? Si può utilizzare il c.d. “geoblocking” per impedire la visualizzazione di un determinato link in base alla posizione?
Diritto all’oblio giurisprudenza Corte di Giustizia Europea
La Corte di Giustizia Europea ha deciso sul caso di un professore universitario che ha chiesto a Google la deindicizzazione di 26 link con contenuti “gravemente offensivi” della sua dignità e della reputazione.
A parere del professore ricorrente gli articoli a cui si riferivano i link riguardavano informazioni attinenti al suo stato di salute e ad asseriti reati commessi dallo stesso.
Sulla “territorialità della deindicizzazione“, l’Avvocato Generale Szpunar ha ritenuto che:
- “il gestore di un motore di ricerca non è tenuto, allorché accoglie una richiesta di deindicizzazione, di effettuare tale deindicizzazione su tutti i nomi di dominio del suo motore affinché, indipendentemente dal luogo a partire dal quale è effettuata la ricerca in base al nome del richiedente, i link controversi non compaiano più”.
Sulla possibilità di utilizzare il c.d. “geoblocking” per impedire la visualizzazione di un determinato link in base alla posizione, l’Avvocato generale Szpunar ha detto che:
- “una volta che sia stato accertato il diritto a una deindicizzazione all’interno dell’Unione, il gestore di un motore di ricerca deve adottare tutte le misure a sua disposizione per garantire una deindicizzazione efficace e completa, a livello del territorio dell’Unione europea, incluso mediante la cosiddetta tecnica del «blocco geografico» a partire da un indirizzo IP che è reputato essere ubicato all’interno di uno Stato degli Stati membri, e ciò indipendentemente dal nome di dominio utilizzato dall’utente Internet che effettua la ricerca”.
Vediamo se la Corte seguirà le indicazioni dell’Avvocato generale oppure deciderà diversamente.
Diritto all’oblio Facebook e social network
Per rimuovere dal web le nostre immagini e video privati indesiderati la prima cosa da fare, considerato che solitamente le immagini e i video girano su Facebook o su altri social, è proprio contattare i social network.
Facebook e Youtube hanno preparato direttamente dei moduli online per la segnalazione e la richiesta di rimozione. Un’ulteriore testimonianza di quanto questa pratica sia diffusa.
Rivolgersi alla Polizia Postale
Non sempre i video o le foto girano esclusivamente sui social. I video e le immagini incriminate possono diventare oggetto di articoli ed essere ospitati all’interno di realtà come i siti d’informazione o i blog personali.
L’utente, in questo caso, dovrà rivolgersi, tramite denuncia, alla Polizia Postale o alla magistratura. Con che tempi? La rimozione d’urgenza avviene in un arco di tempo che va dalle 24 alle 48 ore.
Diritto all’oblio Garante Privacy
Non sempre la rimozione avviene in maniera semplice. Può capitare, ad esempio, che i social network si rifiutino di togliere un post o un video.
A quel punto la strada da percorrere è diversa: ci si può rivolgere al Garante per la Privacy perché faccia istanza contro le aziende con sede all’estero e ottenere, forzatamente, la rimozione.
Diritto all’oblio Google
Il famoso diritto all’oblio. Si tratta della sentenza della Corte di giustizia europea che è divenuta realtà nel 2014. Ogni utente può chiedere a Google, compilando un modulo online, di non apparire nell’indicizzazione del motore di ricerca di Mountain View e di rimuovere dal web le immagini e video privati.
Nello specifico la Corte ha dato ragione allo spagnolo Mario Costeja Gonzalez che chiedeva fossero rimossi i link che conducevano a notizie relative a sue difficoltà economiche, risalenti alla fine degli anni ’90 e successivamente risolte, e che riteneva essere lesive della sua privacy.
Il gestore di un motore di ricerca su Internet è responsabile del trattamento da esso effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi. Così, nel caso in cui, a seguito di una ricerca effettuata a partire dal nome di una persona, l’elenco di risultati mostra un link verso una pagina web che contiene informazioni sulla persona in questione, questa può rivolgersi direttamente al gestore oppure, qualora questi non dia seguito alla sua domanda, adire le autorità competenti per ottenere, in presenza di determinate condizioni, la soppressione di tale link dall’elenco di risultati
Così il 13 maggio 2014 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sentenziava, nella causa C-131/12, il diritto del cittadino spagnolo Mario Costeja González a veder de-indicizzati dai motori di ricerca alcuni link che rimandavano a due pagine del quotidiano La Vanguardia, datate gennaio e marzo 1998, nelle quali si annunciava una vendita all’asta di immobili organizzata a seguito di un pignoramento effettuato nei suoi confronti. In sostanza González reclamava il diritto a veder rimosse delle informazioni non più attuali e dunque irragionevolmente minacciose per la sua immagine; in tre parole: diritto all’oblio. Per gli italiani la web reputation sembrava essere un aspetto non in grado di turbare il sonno. Il servizio infatti , per quanto riguarda l’Italia, stenta a decollare, visto che Google ha accolto per ora solo il 30% delle 30mila richieste pervenute dal nostro Paese.
Gran parte delle immagini visualizzate nei risultati della Ricerca Google provengono da siti web che non sono di proprietà di Google. Google non può rimuovere le immagini dal Web perché non è proprietaria dei siti in cui sono pubblicate. Anche se eliminiamo l’immagine dai risultati di ricerca di Google, l’immagine esiste ancora e può essere trovata su altri motori di ricerca o visitando direttamente l’URL.
Il diritto all’oblio internet: il caso di Axl Rose sempre contro Google
Per garantire il proprio diritto all’oblio bisogna sapere come far rimuovere le foto da Google!
Il caso di Axl Rose la dice lunga su quanto sia importante mantenere il decoro della propria reputazione online.
Il cantante ha chiesto a Google di togliere uno scatto del 2010 diventato un meme virale perchĂ© lo ritrae in sovrappeso. Nel 2010 uno dei fotografi del quotidiano canadese Winnipeg Free Press fece diverse foto ad Axl Rose durante un concerto. Le immagini vennero pubblicate sul giornale insieme a una recensione positiva del concerto. Successivamente furono notate dal sito di musica heavy metal Gauntlet, che le ripubblicò con un titolo decisamente diverso: “Oh mio dio Axl Rose è ciccione“.
L’inizio di “Fat Axl”.
Fu l’inizio di “Fat Axl“, un meme nelle cui didascalie vengono riscritti i testi delle canzoni dei Guns N’ Roses per prendere in giro l’aspetto fisico di Rose di quel periodo.
Axl si è stufato.
Google ha ricevuto diverse notifiche di violazione del Digital Millennium Copyright Act – la legge statunitense sul diritto d’autore – in cui veniva chiesto alla società di rimuovere da Internet una delle immagini. Le notifiche, presentate per conto di Rose, riguardano diverse versioni tagliate della poco lusinghiera foto originale, e di altre a cui è stata aggiunta una didascalia in linea con lo spirito del meme.
In una delle immagini si legge: «Take me down to the bakery city/where the pies have cream and the cakes are tasty» (“portami in pasticceria/dove ci sono le crostate alla crema e le torte sono buone”, una parodia di un verso della famosa canzone dei Guns N’ Roses Paradise City). Nelle notifiche, chiamate “Immagine coperta da diritto di autore di Axl Rose” si legge: “Non è stata concessa l’autorizzazione a pubblicare l’immagine coperta da diritto d’autore e pertanto non ci è possibile indirizzarvi a un esempio autorizzato della foto”. Le notifiche sono disponibili al pubblico nel database Lumen.
Quanto conta rimuovere le foto da Google per la salvaguardia della reputazione online?
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