Direttiva Europea Copyright
Il 26 marzo 2019 il Parlamento europeo ha approvato il testo della direttiva per la riforma del diritto d’autore digitale. Il processo legislativo, iniziato nel 2016 si è cosi concluso per il Parlamento europeo. Ora tocca agli Stati membri che dovranno approvare la decisione del Parlamento.
Le nuove leggi europee sul copyright, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web.
La finalità della direttiva per una legge europea sul copyright, vorrebbe garantire che diritti e obblighi del diritto d’autore si applichino anche online. YouTube, Facebook e Google News sono i gestori online che saranno più direttamente interessati da questa legislazione.
Cosa cambia con l’approvazione della nuova direttiva europea copyright
I punti fondamentali della riforma del copyright digitale, estratti dal comunicato pubblicato dal Parlamento europeo, sono:
- La responsabilità diretta delle piattaforme Internet per i contenuti caricati sul loro sito: gli editori di notizie avranno il diritto di negoziare direttamente accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie.
- Hyperlink ad articoli di attualità accompagnati da “singole parole o brevi estratti” saranno condivisi liberamente. La condivisione di frammenti di articoli di attualità è espressamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva.
Tuttavia, la direttiva contiene anche delle disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino. Lo “snippet” può quindi continuare ad apparire in un newsfeed di Google News, ad esempio, o quando un articolo è condiviso su Facebook, a condizione che sia “molto breve”. Il caricamento di opere protette per citazioni, critiche, recensioni, caricature, parodie o pastiche, è stato protetto ancor più di prima, garantendo che meme e GIF continuino ad essere disponibili e condivisibili sulle piattaforme online.
- La direttiva mira ad aumentare le possibilità dei titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori (creativi) e editori di notizie, di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme Internet.
Attualmente, le aziende online sono poco incentivate a firmare accordi di licenza equi con i titolari dei diritti, in quanto non sono considerate responsabili dei contenuti che i loro utenti caricano. Sono obbligate a rimuovere i contenuti che violano i diritti solo su richiesta del titolare. Tuttavia, ciò è oneroso per i titolari dei diritti e non garantisce loro un reddito equo.
La responsabilità delle società online aumenterà le possibilità dei titolari dei diritti (in particolare musicisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori di notizie e giornalisti) di ottenere accordi di licenza equi, ricavando in tal modo una remunerazione più giusta per l’uso delle loro opere sfruttate in forma digitale.
- L’eccezione o la limitazione della direttiva dovrebbero applicarsi a tutti gli istituti di istruzione primaria, secondaria, professionale e superiore riconosciuti da uno Stato membro. Essa dovrebbe applicarsi solo nella misura in cui gli utilizzi siano giustificati dai fini non commerciali della particolare attività didattica. La struttura organizzativa e i mezzi di finanziamento di un istituto di istruzione non dovrebbero essere fattori decisivi per stabilire la natura non commerciale dell’attività svolta.
- Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle più consolidate.
- Meme o GIF sono espressamente esclusi dalla direttiva.
Nuova direttiva sul diritto digitale d’autore: l’opinione di Google
La direttiva, dunque, impone una nuova regolamentazione per Google e Facebook che, comunque, hanno già vinto sul piano mediatico: infatti si discute di un rischio censura più che della loro irresponsabilità per i contenuti che sfruttano e monetizzano a fini pubblicitari.
L’accordo sostenuto dal Parlamento deve essere ancora formalmente approvato dal Consiglio dei Ministri UE. Entrerà in vigore due anni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
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