Spotify e Copyright (di Angela Patalano)
Spotify condannata a risarcire 43,4 milioni di dollari per licenze e diritti non pagati
Ancora una volta Spotify fa parlare di sé, dopo le accuse mosse dalla Music Business Worlwilde circa la presenza, nelle playlist della piattaforma, di falsi artisti, quale escamotage per ridurre le royalties da pagare.
Le accuse
Già nel dicembre del 2015, David Lowery, frontman dei “Camper Van Beethoven”, depositò una denuncia presso il tribunale di Los Angeles, chiedendo un risarcimento di 150 milioni di dollari nei confronti di Spotify, con l’accusa di aver messo in streaming 2 suoi brani su cui il colosso non avrebbe pagato le licenze meccaniche. Sulla falsariga della denuncia di Lowery, anche Melissa Ferrick, poco dopo, citò in giudizio il colosso svedese, lamentando l’indebito sfruttamento di brani su cui non erano mai state pagate royalties. La lesione ammontava a circa 200 milioni di dollari.
La difesa
A seguito di tale accusa, Spotify, appellandosi ad una accidentale violazione autoriale e non volontaria, si è giustificata affermando la difficoltà, soprattutto nel sistema Statunitense, di individuare i titolari dei diritti di copyright, che risultano mancanti, sbagliati o incompleti.
A distanza di un anno e mezzo dall’inizio delle controversie
A maggio Spotify si è mostrato favorevole a pagare un risarcimento di 43,4 milioni di dollari per le licenze meccaniche e di riproduzione che non erano state pagate in precedenza. Un risarcimento decisamente favorevole per Spotify, rispetto a quelle che erano in origine le richieste dei querelanti.
Tuttavia i guai per Spotify non sembrano cessare.
Altre due cause sono state intentate da parte di due etichette discografiche: la Bluewater Music Services che gestisce i diritti degli artisti country; Bob Gaudio Production autore e fondatore di Frankie Valli e Four Seasons. In questo caso la richiesta sembra essere più consistente: 150.000 dollari per ogni canzone pubblicata senza licenza, per un totale di 366 milioni di dollari di risarcimento.
Anche questa volta Spotify si giustificherà lamentando la difficoltà di individuare per ogni canzone il singolo autore?
Bisogna ricordare che la piattaforma di musica in streaming per evitare simili problemi ha acquistato una startup Blockchain che utilizza la tecnologia Bitcoin: la Media Chain. L’unione tra questa startup e Spotify ha l’obiettivo di dar vita ad una piattaforma di royalty-tracking al fine di gestire al meglio i diritti musicali e dell’entertainment.
Spotify e Copyright: servirà questo sistema a risolvere le problematiche legali di Spotify?
Non lo sappiamo. Ma di sicuro la tecnologia Blockchain applicata a problemi di diritto d’autore digitale sta dando risultati. Come nel caso delle fotografie. Questa tecnologia consente di tracciare lo sfruttamento delle opere e consentire ai proprietari di incassare i compensi dovuti. Forse anche per Spotify è arrivata la svolta!
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