In questo articolo approfondiremo l’argomento del danno di immagine aziendale dando consigli su come tutelarsi e come quantificare il danno subito.
Definizione del danno di immagine aziendale
Il danno all’immagine a volte definito danno alla reputazione, riguarda sia le persone fisiche che le società. La reputazione aziendale è la considerazione che i consumatori e gli investitori finanziari hanno di un’azienda.
Danno immagine azienda: quando può essere danneggiata la reputazione?
Il danno all’immagine aziendale consiste nella diminuzione di questa considerazione da parte dei consumatori e delle altre società con cui l’azienda interagisce, quando l’atto lesivo sia immediatamente percepibile e si ripercuota sull’azienda stessa. Tale atto può derivare da un comportamento diffamatorio di un soggetto esterno all’azienda o da un comportamento scorretto da parte di un dipendente.
Chi può danneggiare la reputazione?
Il caso classico di lesione della reputazione aziendale riguarda il dipendente. Il dipendente di una società è tenuto a rispettare una serie di obblighi tra cui quello di fedeltà, secondo il quale non può diffamare l’impresa dove lavora.
Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, nè divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio.
L’obbligo di fedeltà, la cui violazione può rilevare come giusta causa di licenziamento, si sostanzia nell’obbligo di un leale comportamento del lavoratore nei confronti dei datore di lavoro e va collegato con le regole di correttezza e buona fede, anch’essi disciplinati dal codice civile. Il lavoratore deve astenersi dai comportamenti espressamente vietati ma anche da tutti quelli che, per la loro natura e le loro conseguenze, appaiono in contrasto con i doveri connessi all’inserimento del lavoratore nella struttura e nell’organizzazione dell’impresa o creano situazioni di conflitto con le finalità e gli interessi dell’impresa stessa o sono idonei, comunque, a ledere irrimediabilmente il presupposto fiduciario del rapporto stesso. All’obbligo di fedeltà sono legati il divieto di concorrenza e il dovere di riservatezza.
L’integrità aziendale può essere minata anche dal consumatore che denunci la scarsa qualità dei prodotti, o dei servizi, realizzati dall’azienda stessa senza che vi sia un riscontro oggettivo a base della denuncia.
La stessa cosa vale per i giornalisti e per i programmi televisivi.
Danno immagine aziendale: come tutelarsi?
Di solito la prima cosa da fare è incaricare il proprio legale di fiducia di redigere e inviare una diffida, intimando all’autore della lesione la cessazione della condotta lesiva. La lettera di diffida, nel caso non dovesse sortire alcun effetto, è un atto prodromico ad un giudizio.
Come si quantifica il danno?
Una volta provato il danno d’immagine aziendale, l’azienda dovrà quantificare l’importo del danno subito.
In primo luogo sarà necessario accertare la perdita patrimoniale e provare la gravità della lesione.
La quantificazione dell’importo è rimessa al giudice, in quanto il danno all’immagine è di natura non patrimoniale. Varrà come criterio per la determinazione, la valutazione della diminuzione del bene-immagine in quanto tale (prestigio, reputazione, autorevolezza dell’azienda), che è l’elemento fondante del patrimonio aziendale.
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